Crisi in Medio Oriente, fra attentati e bombardamenti: intanto in Europa prendono posizione

Gaza che brucia, Gerusalemme ferita, un continente intero che discute senza trovare la stessa voce. La guerra riporta in primo piano dolore e paura, mentre le piazze europee diventano un megafono di rabbia e solidarietà

Bombardamenti a Gaza
Crisi in Medio Oriente, attentato a Gerusalemme: intanto in Europa prendono posizione (AnsaFoto) – mincomes.it

Mentre di tanto in tanto viene fuori qualche evento che sembra dare un po’ di speranza di pace in Medio Oriente, poi puntualmente arrivano quelle notizie che tagliano le gambe e fanno temere perfino per una recrudescenza del conflitto.

I bombardamenti a Gaza non si fermano mai: siamo nel ventitreesimo mese e le immagini che ci arrivano dalla Palestina sono sempre più agghiaccianti: palazzi rasi al suolo e ospedali sempre più al collasso. Siamo oltre le decine di migliaia di vittime e il numero non accenna a fermarsi.

E intanto, in risposta al genocidio israeliano, il terrorismo non si ferma e continuano gli attacchi. L’ultimo proprio oggi, un episodio che ha riportato la paura nelle strade di Gerusalemme. A Ramot Junction, una fermata dell’autobus a nord della città israeliana, due uomini hanno improvvisamente iniziato a sparare, uccidendo sei persone e ferendone almeno il doppio.

Gli attentatori sono stati poi neutralizzati dalla Polizia, ma intanto il terrore e la morte hanno ricominciato a serpeggiare fra le vie della capitale israeliana. Hamas ha rivendicato l’attentato e questa non è una bella notizia perché adesso ci si aspetta una risposta ancora più forte e drammatica da parte del Premier Netanyahu.

Le reazioni dall’Europa e le sempre più flebili speranze di pace

Dopo l’attentato Israele ha rivendicato con ancora più veemenza la necessità di colpire e decapitare Hamas, intanto fuori dalla striscia si prova a cercare un accordo che preveda almeno il rilascio degli ostaggi. Si parla di una tregua “vicina”, ma poi arriva la cronaca quotidiana a riportarci con i piedi per terra.

Pedro Sanchez premier Spagna
Le reazioni dall’Europa e le sempre più flebili speranze di pace (AnsaFoto) – mincomes.it

E intanto l’Europa si divide sul sostegno allo stato israeliano, che vede via via sgretolarsi quel velo di umanità che qualcuno ancora prova ad accordargli. In Spagna, ad esempio, il premier Pedro Sanchez ha deciso di prendere una posizione forte nella condanna al collega sionista.

Sanchez ha parlato apertamente di “sterminio di un popolo indifeso” e ha annunciato il blocco delle esportazioni di armi verso Israele, il divieto di utilizzare porti e spazi aerei per scopi militari e perfino sanzioni a carico di figure legate a possibili crimini di guerra. Solita risposta da Tel Aviv: accuse di antisemitismo e rappresaglie diplomatiche.

Intanto nel resto della UE permane divisione sul tema: ferma condanna sull’attentato di Hamas e richieste di tregua immediata e protezione dei civili, ma i Paesi membri restano lontani da una posizione comune. C’è chi spinge per sanzioni, chi preferisce la prudenza e chi non vuole rompere i rapporti con Israele.

Intanto le strade parlano: da Bruxelles a Roma, da Parigi a Berlino, decine di migliaia di manifestanti chiedono la fine dei bombardamenti e mostrano solidarietà ai palestinesi.

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