TASSE / Rottamazione cartelle esattoriali: ci sono ENORMI novità!

Non un colpo di spugna. Nemmeno la linea dura e basta. La rottamazione quinquies – quinta edizione della definizione agevolata – nasce dentro un bilancio tirato, con la manovra che deve scendere al 3% di deficit. Tradotto: misura in bilico tra rigore e flessibilità. Palazzo Chigi vuole chiudere il dossier mercoledì 8 ottobre, ma sul tavolo restano due impostazioni, a tratti opposte: durata delle rate, regole di decadenza, criteri di accesso. Tutto ancora in gioco.

Durata: 96 rate in 8 anni (ma non è detta l’ultima parola)

All’inizio – firma Gusmeroli, Commissione Finanze – l’idea era maxi: 120 rate in dieci anni. Il tempo di rientrare per tutti. Poi, settimana dopo settimana, il disegno si è ristretto: 96 rate in otto anni, 12 pagamenti l’anno, rate tutte uguali e – sembra – minimo 50 euro a scadenza. Perché? Pochi fondi (circa 1 miliardo). Ogni mese in più costa coperture che non ci sono. Detto questo, alcune bozze tecniche tengono aperto uno spiraglio: piani più lunghi per i debiti alti, più corti per quelli piccoli. Parola chiave: proporzionalità.

Addio maxi-rate iniziali

Spariscono le prime due scadenze “pesanti” (il famoso 20% concentrato all’inizio) che avevano frenato molti contribuenti. La quinquies punta su rate uguali per tutto l’arco del piano. Scelta di buon senso. Anticipo sì o no? La spaccatura dentro la maggioranza
Qui il confronto è vero. Una linea propone acconto del 5% solo sopra i 50mila euro di debito (segnale di affidabilità). L’altra spinge per zero fee d’ingresso, adesione semplice e basta. L’ultima ipotesi vista propende per niente anticipo e per una novità non da poco: Agenzia Entrate-Riscossione che comunica il piano entro 10 giorni dalla domanda (prima si aspettavano anche due mesi). Ritmi mai visti.

La regola più delicata: quando si decade

Qui si decide il carattere della misura.

  • Linea MEF: applicare l’articolo 19 DPR 602/73 → decadenza dopo due rate non pagate, anche non consecutive. Rigore.
  • Linea “pace fiscale”: mantenere la tolleranza di otto rate saltate prima di perdere i benefici.

Due rate significa “piano da ufficio di riscossione”. Otto rate significa “spirito di sanatoria”. La scelta farà la differenza.

Chi entra e chi resta fuori

L’orientamento del governo è escludere chi ha già una rottamazione in corso e i cosiddetti “rottamatori seriali” (chi ha usato le sanatorie solo per fermare pignoramenti senza pagare). Al contrario, i decaduti dalle edizioni precedenti – quindi senza un piano attivo – potrebbero rientrare, con otto anni invece degli attuali cinque. C’è però una incongruenza in una bozza: un passaggio – probabilmente scritto male – esclude chi “non ha in itinere rottamazioni”. Letto alla lettera, taglierebbe proprio i decaduti. Un errore da correggere, e in fretta.

Quali cartelle copre

La linea base: carichi affidati alla riscossione fino al 31 dicembre 2023. Una parte della maggioranza spinge per estendere al 31 dicembre 2024. Restano fuori per legge: sanzioni penali, danni erariali (Corte dei conti), aiuti di Stato da restituire. Dal 2016 a oggi: 4 edizioni, 38 miliardi incassati su 112 potenziali, quasi 8 milioni di contribuenti coinvolti. Impressionante, sì. Ma con una zavorra: 49% ha abbandonato prima della fine (e nella “ter” si è toccato il 70%). Dunque, la durata da sola non basta. Serve struttura sostenibile (rate uguali, tempi realistici, regole chiare) o si finisce per perdere metà strada.

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