Un romanzo dentro la vita vera. Sonia Bruganelli si racconta nel libro Solo quello che rimane, in uscita il 21 ottobre per Sperling & Kupfer, un’autobiografia che parte da sette romanzi per ripercorrere scelte, dolori e rinascite. Ne ha parlato in una intervista esclusiva rilasciata a Corriere.it.
Tra le questioni più pesanti, quella relativa all’aborto. Un aborto deciso quando era da poco con Paolo Bonolis. “È stato il punto di svolta della mia vita – confessa –. Da lì ho accumulato errori, per riprendermi ciò che avevo lasciato andare”.
Negli studi Elios di Roma, mentre Bonolis registra Avanti un altro, Sonia parla con voce ferma ma piena di ricordi. Racconta la maternità mancata, poi quella complicata, con la nascita di Silvia: “Quando è nata e l’ho vista soffrire, ho pensato che fosse una punizione. Mi sono chiusa nel senso di colpa, cercando di essere la madre perfetta, inseguendo un’idea impossibile”. Quel dolore, dice, è durato anni. “Solo quando ho smesso di negarlo, la mia vita è cambiata. Silvia mi ha insegnato a guardare la realtà: lei non aveva bisogno di una madre perfetta, ma di una madre che la amasse così com’era”.
Nella lunga confessione ci sono anche gli eccessi, le maschere, le difese. “Ho cercato rifugio nello shopping, nelle apparenze. Mi atteggiavo a donna dura, perché nessuno pensasse che stessi male. Era il mio modo di dire: sto bene, guardatemi. Ma in realtà non stavo affatto bene”. Poi gli attacchi di panico, la paura di morire davanti ai figli, i disturbi alimentari, fino al momento in cui Davide – il figlio – le chiede: “Mamma, ma tu muori?”. È lì, racconta, che decide di farsi aiutare. “La vera forza – dice oggi – è saper dire ‘non ce la faccio’”.
Oggi Sonia vive accanto a Bonolis, ma da sola. Le loro case sono una accanto all’altra, si vedono spesso, “ci vogliamo bene, ma in modo diverso”. Nella sua vita è arrivato un nuovo compagno, il ballerino Angelo Madonia: “Un amore maturo, sincero. Lui ha già due figlie, conosce il valore delle priorità”. E quando le si chiede cos’è, alla fine, “quello che rimane”, la risposta arriva senza esitazioni: “La consapevolezza di aver imparato. E di poter insegnare ai miei figli che non serve fingere di essere forti: basta essere veri”.