Manovra, cosa cambia per le pensioni: niente proroga di Quota 103 e Opzione donna nella bozza. I nuovi requisiti per uscire dal lavoro proviamo a capirli con delle domande e risposte qui su Mincomes.it.
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Ci sarà un aumento dell’età pensionabile?
Sì. Dal 1° gennaio 2027 scatterà l’adeguamento alla speranza di vita, ma in misura più morbida: non tre mesi tutti insieme, bensì un solo mese nel 2027. Gli altri due mesi verranno recuperati dal 1° gennaio 2028. È la scelta del governo nella legge di Bilancio che andrà in Parlamento, per graduare l’incremento. -  
Quali saranno i nuovi requisiti per andare in pensione?
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Vecchiaia: dagli attuali 67 anni (con 20 anni di contributi) si passerà a 67 anni e 1 mese dal 1° gennaio 2027, e a 67 anni e 3 mesi dal 1° gennaio 2028.
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Anticipata: dagli attuali 42 anni e 10 mesi di contributi ( 41 anni e 10 mesi per le donne) si salirà a 42 anni e 11 mesi (sempre un anno in meno per le donne) dal 1° gennaio 2027, e a 43 anni e 1 mese ( un anno in meno per le donne) dal 1° gennaio 2028.
 
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L’aumento vale per tutti?
No. Restano esclusi i lavori usuranti e gravosi già individuati dalle norme (circa il 2% delle pensioni liquidate ogni anno dall’INPS). L’elenco è ampio: gallerie, cave, miniere, attività a temperature estreme (dagli altoforni alle celle frigorifere), lavoro notturno continuativo, catene di montaggio, gruisti, personale di pronto soccorso, edili, maestre d’asilo, e altri profili compresi nelle tabelle vigenti. -  
Nel 2026 si potrà uscire prima con Quota 103 o Opzione donna?
No. Nella bozza con 137 articoli della legge di Bilancio non c’è la proroga di Quota 103 (uscita a 62 anni con 41 di contributi) né di Opzione donna (pensione a 61 anni con 35 di contributi). Entrambe scadono il 31 dicembre 2025. Negli ultimi due anni la platea è stata ulteriormente ristretta: senza proroga, dal 2026 non saranno più utilizzabili. -  
Ape sociale prorogata?
Sì. Anche nel 2026 i lavoratori di determinate categorie in difficoltà (disoccupati, invalidi, caregiver, addetti ad attività gravose) potranno chiedere l’assegno ponte fino a 1.500 euro al mese dai 63 anni e 5 mesi, con 30, 32 o 36 anni di contributi a seconda dei casi previsti. -  
Che cosa succede al “bonus Giorgetti” per chi rinvia la pensione?
Confermato. Chi matura entro il 31 dicembre 2026 i requisiti per l’anticipata ma decide di restare al lavoro può chiedere il cosiddetto bonus Giorgetti: in busta paga arriva esentasse la quota di contributi a carico del lavoratore (pari al 9,19% della retribuzione lorda). -  
La manovra prevede nuovi aumenti degli importi?
Solo per gli over 70 titolari di maggiorazioni sociali (redditi molto bassi): circa 1,2 milioni su 16 milioni di pensionati. L’incremento è di 20 euro mensili (che diventano 12 netti tenendo conto degli 8 euro una tantum per il 2025 già stabiliti). Su questi 20 euro non si paga IRPEF fino a 8.500 euro annui (no tax area); oltre, si applica l’aliquota del 23%.
La manovra ritocca anche i tetti di reddito per le maggiorazioni sociali: nel 2025 sono 9.721,92 euro per i single e 16.724,89 per i coniugati; nel 2026 aumentano di 260 euro, allargando lievemente la platea. -  
E le pensioni minime?
Sì, saliranno ma non per effetto diretto della nuova manovra: cresceranno con la rivalutazione al costo della vita e con l’aumento straordinario dell’1,3% disposto lo scorso anno. L’importo passerà da 616,67 a circa 621 euro al mese. 
 



